La contessa di Castiglione, nata Virginia Oldoini, è stata la donna più ammirata dell’Ottocento. Invidiata dalle donne, amata e adorata dagli uomini.
Bambina molto bella, ragazza corteggiata, donna imitata, già da piccola possedeva un gusto preponderante per i look audaci. Prediligeva i colori tenui, su tutti l’ametista e la lavanda. La madre, Isabella Lamporecchi, pensava che i colori indossati da Virginia portassero male ma non riuscì a scoraggiarla. Isabella era così superstiziosa che un giorno lanciò dalla barca nel mare antistante Porto Venere, una collana di perle con una croce di diamanti, perché le era stata regalata in un giorno da lei ritenuto sfortunato.
Anche la camera di Virginia era tappezzata di colore lilla e la leggenda narra che fu lì che incontrò il futuro marito, Francesco Verasis, avvolta in uno scialle nero.

Francesco Verasis, conte di Castiglione
Il giorno delle nozze, a Firenze, Nicchia, come venne soprannominata da Massimo D’Azeglio e poi da tutti, racconta l’abito nel suo diario “Vesto bellissimo abito bianco prezioso pizzo di Venezia. Le donne mi applaudono. Gridano: Viva Madonna nostra di Firenze”.
Dopo il matrimonio Virginia e il marito Francesco Verasis andarono a vivere a Torino e sempre dai diari della contessa sappiamo che per andare a conoscere il re Vittorio Emanuele II e la regina Maria Adelaide si vestì di rosso e argento.
Quando le nacque il figlio Giorgio la madre volle per lui una culla rosa. Una scelta insolita, ma anche nei ritratti e nelle foto, il bellissimo bambino veniva acconciato in modo molto femminile.
Napoleone III
Arrivata a Parigi per il primo incontro con Napoleone III a casa della principessa Matilde, il conte de Reiset la descrisse così: “Aveva la chioma acconciata con grandi piume dorate. Stupendamente bella, sembrava quasi una dama d’altri tempi con quella sua pettinatura all’oiseau royal“. Mentre per il secondo incontro, avvenuto nella scalinata mentre la contessa arrivava in ritardo alla festa e l’imperatore se ne stava andando, vestiva un abito in velluto bianco e oro.

Napoleone III
La contessa diventò molto esigente, onnipresenti a tutti i balli e le feste alla corte francese, capisce l’importanza del vestito e della moda. Indossò gli abiti dei più famosi sarti dell’epoca come Paquin, Marcelin, Doucet e soprattutto Worth, indossò abiti di uno sfarzo enorme che grazie alla bellezza e al portamento della contessa divennero leggendari.
Virginia vs Eugenia
La gelosia e l’invidia che l’imperatrice nutriva per la Castiglione era a tutti nota. Proprio a un invito dell’imperatrice Eugenia, Nicchia non seguì i consigli che le avevano suggerito le altre dame dicendole di indossare abiti larghi per non mettere a disagio l’imperatrice incinta, e lei si presentò con una veste di mussolina trasparente che le aderiva al corpo e per di più non indossava nemmeno il reggiseno, una sorta di sfida alla signore della corte.

Imperatrice Eugenia
Nonostante questo a Compiègne andò anche con l’invito più ambito dell’epoca, quello di trascorrere una settimana nella residenza imperiale per partecipare a feste e balli a ritmi battenti. Le dame arrivavano a cambiarsi d’abito fino a 4 volte al giorno. La contessa si presentò con un guardaroba stupendo, dissanguando ancora il povero marito, riuscendo ad avere l’effetto di ammirazione desiderato.
La contessa sfidava l’imperatrice, le rubò anche il parrucchiere personale. Si fece bionda proprio come Eugenia e un giorno si presentò ad un pranzo alla Tuileries con la stessa pettinatura. Aveva convinto il parrucchiere di corte, Leroi, che era un volere dell’imperatrice stessa, che invece licenziò lo sfortunato. La cosa più grave la fece presentandosi a corte con un anello con smeraldo da 100000 franchi, regalo dell’imperatore. All’interno c’era una sigla “VNIARPGOILNEIOEN” anagramma dei due nomi, Virginia e Napoleon.
La moda dell’epoca
L’epoca della contessa fu per la storia del costume un passaggio molto importante. L’influenza dell’imperatrice Eugenia fu molto forte durante il secondo impero e la sua grande passione per Maria Antonietta riportò in auge gli abiti settecenteschi e grande importanza fu data alla crinolina.

Maria Antonietta
Le gonne dell’epoca venivano “montate” su una serie di cerchi di fili d’acciaio che chiudevano le gambe in una sorta di gabbia e la crinolina creava una specie di campana ricoperta di tessuti e orpelli di ogni genere. Per il gusto dell’epoca si pensava che la bellezza della donna fosse nella parte superiore del corpo e di conseguenza si esaltava il decolleté con grandi scollature. Essendo arrivata la moda di queste gonne anche alle classi inferiori le dame nobili, per mantenere un certo distacco, se ne fecero disegnare e costruire ancora più grandi, in modo che solo chi possedeva una carrozza potesse indossarle. La moda arrivò all’eccesso e vennero costruite delle carrozze più grandi e le porte di casa furono allargate, non fu più possibile camminare in coppia. I parroci vennero autorizzati a triplicare le tariffe delle sedie dato che ogni dama prendeva tre posti.
Poi quando la questione “gonne mongolfiere” era davvero sfuggita di mano, questa moda passò, gli abiti vennero accorciati, le gonne ammorbidite e si potevano vedere persino le scarpe. Uno stile più ardito e provocante. Finalmente Worth ebbe ragione e divenne il sarto più corteggiato (in futuro anche lui sarà spodestato per via del corsetto).
I colori
Per i colori la moda seguiva attentamente gli avvenimenti dell’epoca. Al posto del Pantone i colori prendevano i nomi dei personaggi: il “malva Castiglione”, il “bleu Eugenie”, il “rosso Magenta”, il color Bismarck, un marrone avana.

Imperatrice Eugenia

Magenta

Otto von Bismarck
Fiori e gioielli
Tornando alla contessa nei suoi outfit amava aggiungere spesso dei fiori freschi, abbinati ai colori dell’abito. Amava i gioielli, in modo particolare le perle. Degno di nota è lo smeraldo in cui è inciso il ritratto della Castiglione di inestimabile valore.
La biancheria intima
La contessa di Castiglione fu la promotrice della biancheria intima da signora, in un’accezione moderna: indumenti leggeri in seta nera che facilitavano i movimenti e rendevano meno goffe. Oltre alla biancheria lanciò anche la moda delle lenzuola di seta colorate, soprattutto nelle sfumature del blu, del nero, del verde e dell’immancabile violetto.
Rilanciò le giarrettiere, per tenere le calze lunghe, che lei impreziosiva con ricami in oro e argento e scritte personalizzate.
Rimanendo in tema, arriviamo al pezzo più celebre della contessa di Castiglione, la camicia da notte, in impalpabile seta color verde acqua. Era il simbolo dell’obiettivo più alto che aveva raggiunto nella sua vita amorosa, infatti, la indossò la sera che riuscì a sedurre Napoleone III. “Desidero essere sepolta con la camicia da notte di Compiègne del 1856”, aveva scritto nelle sue memorie, che però non furono rispettate. La custodiva in un’urna di cristallo e pare che fosse una copia da quella indossata dall’imperatrice Eugenia la prima notte di nozze.
I costumi
I suoi abiti per i balli in maschera e per i quadri viventi sono diventati leggendari: una volta si presentò vestita da dama di cuori, un abito in mussola bianca con guarnizioni floreali e cuori rossi in velluto.
Faceva preparare i costumi nei minimi dettagli: per un ballo aveva deciso di vestirsi da Aurora con un abito in tulle oro ornato di stelle ma la stoffa risultava introvabile e lei mandò alla ricerca tutti i conoscenti e il conte di Castellane riuscì a reperirlo in poche ore. In un altro caso aveva due balli e la sua sarta lavorò insieme ad altre sette sarte per riuscire a confezionare i due costumi.
Una sera si vestì da Lucrezia Borgia tenendo in mano una boccetta con all’interno profumo, anziché veleno. Per un tableau vivant stupì tutti quando apparve vestita da monaca di clausura mentre tutti si aspettavano di venderla con una mise più audace.
Alla morte della contessa di Castiglione vennero trovati bauli con tanti oggetti e 4 appartamenti con armadi pieni di abiti. Tra gli oggetti centinaia di ventagli in oro, argento e madreperla. Un anello con perla nera, regalo di Amedeo di Savoia e tanti altri gioielli, tra cui la collana con 5 fili di perle bianche e nere dono di Napoleone.
Una delle frasi cult sulla bellezza della Contessa di Castiglione è “ogni donna ha il dovere di essere bella, non per se, ma per gli altri. Per sé invece deve essere ambiziosa, astuta e agguerrita”.
Adorata da un’altra icona di stile, la Marchesa Luisa Casati Stampa, che ebbe sempre il mito della Castiglione e collezionò tantissimi cimeli appartenuti a Virginia Oldoini. Per uno dei suoi più celebri balli in maschera si travestì proprio da Contessa di Castiglione.
Picture sources: Pinterest, theredlist.fr; rocaille.it, forum.alexanderpalace.org