Per la nuova rubrica sul blog i gialli di sangue blu iniziamo con il delitto Casati Stampa.
Il 30 agosto 1970 intorno alle 21.45 arriva una telefonata in questura perché ci sono persone uccise a Via Puccini 9, in una delle zone più esclusive di Roma, il quartiere Pinciano. Tutti pensano ad una rapina finita male, invece, una volta arrivati sul posto i poliziotti capiscono in poco tempo che si tratta di un doppio omicidio – suicidio “passionale”, il cui movente potrebbe essere riassunto con le parole della canzone: “il triangolo no, non l’avevo considerato”.
Ma partiamo dal principio e capiamo insieme chi sono le tre persone rimaste uccise: il marchese Camillo Casati Stampa, la moglie Anna Fallarino e Massimo Minorenti.
Lui
Camillo II Casati Stampa di Soncino, per gli amici “Camillino”, è discendente di una delle famiglie più antiche di Milano (radici nell’anno 1000 d.C.). Figlio di seconde nozze del marchese Camillo Casati Stampa ed erede del titolo, essendo l’unico figlio maschio. In prime nozze il padre aveva sposato Luisa Amman, conosciuta come la leggendaria marchesa Casati Stampa. Tanti altri personaggi illustri nella famiglia Casati Stampa tra patrioti e ministri. Camillo II nel 1950 sposa in prime nozze la ballerina napoletana Letizia Izzo, in arte Lidia Holt, e dalla loro unione nasce la figlia Anna Maria, nel 1951. Annullato il matrimonio presso la Sacra Rota grazie ad una grande somma di denaro, nel 1959 si unisce ad Anna Fallarino.
Lei
Anna Fallarino è una bellissima donna, nata vicino a Benevento nel 1929. A sedici anni si trasferisce dallo zio a Roma dove inizia a fare la commessa anche se il suo più grande sogno è il cinema. E dopo vari tentativi riesce anche ad avere una piccolissima parte nel film Tototarzan, insieme all’attore più famoso dell’epoca. Nel cast del film anche Giovanna Ralli e Sophia Loren. Dopo un fidanzamento di tre anni con il figlio di un macellaio dirimpettaio di casa, Anna cambia vita quando si innamora e nel 1950 sposa l’ingegnere Giuseppe Drommi, figlio di una famiglia benestante di Roma. Il matrimonio dura meno di 10 anni. Piccolo particolare da tenere a mente per i prossimi passaggi: il migliore amico di Drommi è Camillo Casati Stampa.
Nell’estate del 1958 dopo una serata con un finale degno di un film: botte e lanci di tavoli in uno dei locali più famosi della Costa Azzurra, gli equilibri iniziano a cambiare. Durante la serata il playboy Porfirio Rubirosa inizia a corteggiare in modo sfacciato Anna Fallarino e quando il marito di lei, dopo varie provocazioni reagisce dandogli un pugno, inizia la rissa e Camillo viene in soccorso del migliore amico. Lì scocca la scintilla tra Anna e Camillo e in breve tempo la Fallarino e Drommi si separano come l’amico Camillo con la moglie e nel 1959 finalmente i due possono sposarsi prima in Svizzera, poi in Italia e nel 1961 anche in chiesa.
Giuseppe Drommi, anni dopo, si accompagnerà alla contessa Patrizia de Blanck e insieme avranno la figlia Giada.
L’altro
Il terzo incomodo è Massimo Minorenti, venticinquenne, studente fuoricorso di scienze politiche, di umili origini, vicino alla destra sociale, famoso per le sue conquiste in campo femminile, tra le quali la soubrette Lola Falana. La sua unica colpa? Innamorarsi (più o meno) ed essere ricambiato da Anna Fallarino.
Arriviamo ai protagonisti del delitto Casati Stampa, la coppia Anna e Camillo. Per far capire in breve il loro amore “perverso” possiamo raccontare la loro prima notte di nozze. In una stanza dell’hotel dove alloggiano viene chiamato il cameriere per portare dello champagne. Una volta entrato il malcapitato capisce che il suo compito sarà ben diverso da stappare lo champagne: il marchese gli chiede di avere un rapporto sessuale con la moglie mentre lui li guarda attentamente. In quel momento Anna scopre che suo marito è impotente ed è un voyeur.
Le loro vite scorrono nelle residenze del marchese: primavera in Costa Azzurra, fine estate in Brianza, in autunno nell’isola di Zannone, nelle Pontine, e poi il resto dell’anno tra una festa e l’altra a Roma, lui tra parole crociate, cavalli e battute di caccia mentre lei si intrattiene con telefonate alle amiche e shopping.
La particolarità del loro rapporto è racchiuso nella loro vita sessuale, il marchese vuole che la moglie abbia incontri sessuali con uomini giovani e aitanti mentre lui sta a guardare e a scattare foto e per ogni prestazione li paga circa trentamila lire. Se all’inizio la marchesa trova bizzarro il gioco del marito, con il tempo inizia a piacerle e questa dinamica funziona per anni, fino a che gli uomini, scelti rigorosamente dal marchese, sono stati solo degli strumenti al servizio della coppia.
Nel gennaio del 1970 però l’incontro tra Anna e Massimo, ad una cena di beneficenza, cambia gli equilibri. Tra i due scoppia una forte passione e gli incontri sono furtivi, nascosti proprio come due veri amanti, fino a che Anna decide di dire tutto al marito e gli presenta Massimo. Il marchese rimane scioccato e deluso dalla moglie, il loro rapporto è basato sul tradimento sessuale ma la fedeltà nell’amore non è in discussione.
Fino al 26 agosto il gioco perverso di Camillo continua a funzionare e la moglie si presta sessualmente, forse per mascherare questo nuovo amore, all’ennesimo giovane incontrato nella spiaggia di Fiumicino.
Il giorno prima del delitto
Il 29 agosto 1970 il marchese parte per Valdagno, in Veneto, è invitato dai Marzotto per una battuta di caccia e la sera chiama più volte la moglie che è rimasta a Roma. Lei gli dice di essere in compagnia di Massimo Minorenti e altri amici. Quando nell’ultima telefonata, verso mezzanotte, Anna gli conferma la presenza del giovane ancora nella casa, Camillo si arrabbia e intima i due di andarsene. I due amanti si spaventano e chiedono ospitalità ad un amico di Minorenti.
Il giorno del delitto Casati Stampa
Il giorno successivo il marchese rientra a Roma in via Puccini alle 18.30, il maggiordomo gli fa recapitare un messaggio di scuse da parte di Anna e lui chiede di chiamare la moglie per incontrarla insieme a Massimo. Mentre i due amanti si avviano in macchina sul Lungotevere, il marchese inizia a caricare con cartucce per i cinghiali il fucile Browning calibro 12 e scrive un biglietto alla moglie:
“Muoio perché non posso sopportare il tuo amore per un altro uomo. Quel che faccio lo devo fare.
Perdonami. E qualche volta vienimi a trovare”
I due arrivano a via Puccini e verso le 19.15 si siedono tutti e tre nello studio. Il marchese chiede ai domestici di non essere disturbato per nessuna ragione. Dopo pochi minuti si sentono diversi spari ma ci vorranno più di due ore prima di convincere i domestici ad aprire la porta.
Gli amici e i domestici una volta entrati trovano Anna seduta nel divano, la prima a morire sotto i colpi del marito, raggiunta al collo e al petto, il secondo è stato Massimo Minorenti ,che ha provato a difendersi, invano, dietro un tavolo. Alla fine il marchese ha poggiato il fucile in una poltrona facendo fuoco sotto il mento e insieme al colpo è esploso sia il proiettile che mezza testa.
La stessa sera la polizia troverà la famosa agenda in pelle verde dove Camillo annotava ogni dettaglio della perversa vita amorosa e in un cassetto tanti scatti della moglie nuda. Da lì sono saltati fuori dei particolari che hanno fatto chiarezza nel delitto Casati Stampa facendo emergere una verità oscura fino ad allora.
Il delitto Casati Stampa è protagonista in tutti i giornali che nei giorni seguenti all’omicidio suicidio aumentano la tiratura di oltre 500.000 copie.
I due coniugi sono stati tumulati nella cappella di famiglia a Muggiò. La figlia del marchese, Anna Maria, diciannovenne e quindi minorenne per l’epoca, con un patrimonio di circa 300 – 400 miliardi di lire, si affida a un tutore e a un co-tutore. Il tutore è il senatore Bergamasco, l’altro Cesare Previti. È quest’ultimo a seguire la trattativa di vendita, ad un prezzo bassissimo (come un appartamento in centro a Milano), la villa di Arcore, a Silvio Berlusconi ma questa è un’altra storia che non ha a che fare con i Royals.